Marcello Vandelli
L'arte esprime meglio di molte parole la sofferenza e l'impegno delle persone, l'orgoglio e la volontà di rinascita. Essa rappresenta i sentimenti, le paure, i desideri e i sogni dell'individuo, attraverso forme ed espressioni cromatiche di grande impatto visivo.
L' esposizione sara', aperta al pubblico, fino al
9 settembre 2016.
Introduzione di Eleonora Tabarelli.
STRATI D'ESISTENZA...
"Un bellissimo esempio di narrazione simbolica. Disposti paratatticamente in sequenze verticali, i tre momenti che in continuum collegano gli " strati d'esistenza": vita, morte, aldilà. Il distacco dal cordone ombelicale materno ci libera alla vita, affidandoci al contempo all' (invisibile) cordone ombelicale della morte, punto di passaggio per un nuovo viaggio, rappresentato dal veliero. Colpisce in particolare il simbolismo cromatico. Il bianco, colore non-colore, summa e paradossalmente negazione di tutti I colori, scandisce inquivocabilmente le tappe del mistero dell'esistere, dalla nascita fino al profetico viaggio altro e compiuto. L'Arte si fa sempre più strumento di conoscenza e rivelazione. Veramente suggestiva."
Recensione di Alessandra Bertacchini.
DOVE VANNO LE NUVOLE...
Dimensioni 400x270 tecnica mista su osb
"L’uomo anonimo con lo sguardo basso, le spalle incurvate, gravate da un fardello di pensieri insostenibili. Il senso di inautenticità. Di solitudine. Ma c’è un varco… lo stretto pertugio del foro di una porta, che da sola non si apre. Che non può offrire la certezza assoluta di ri-creazione, di salvezza.
L’uomo allora, in un atto volontaristico apparentemente autolesionistico, si comprime in se stesso, concentrando tutto il proprio dolore in materia inerte ed oscura. E lo oltrepassa.
Questo sforzo immane determina l’esplosione del male prima concentrato e trattenuto. E l’uomo si sdoppia. E diventa tanti altri, che un tempo erano sé, a testa in giù. Rovesciati. Perché ora l’uomo vede la realtà in una prospettiva altra, diversa, straniante. Gli altri da sé, limitati dal peso della sofferenza, sono capovolti nelle nuvole.
E l’uomo ritrova se stesso nella meravigliata percezione dell’allontanamento di essi, che si dissolvono come le nuvole, che vengono e vanno nel cielo.
Una tematica esistenziale forte, questa, che affonda le radici nel Simbolismo europeo di fine XIX – inizi XX secolo e che ha trovato e trova tuttora molteplici riscontri nell’Arte straniera ed italiana.
La visione del Vandelli non è del tutto rassicurante. L’uomo, a costo di un atto forzoso e disperato, può allontanare da sé quanto grava sulla vita dell’anima, soffocandola. Ma la prospettiva ultima non è quella, ad esempio, di una fusione panica con ogni aspetto del reale e della natura, che innalza vertiginosamente all’identificazione con il Tutto, come ci insegnano, ad esempio, Gabriele D’Annunzio nel Meriggio (Laudi, Alcyone, 1904) o Luigi Pirandello in Uno, nessuno e centomila (1926). Semmai ricorda la vicenda del protagonista di un precedente romanzo pirandelliano, Il fu Mattia Pascal (1904), ove il rinnegare le identità precedentemente “recitate” a se stesso ed alla società induce il soggetto ad un pessimismo conoscitivo radicale. Mattia Pascal, emblema dell’uomo moderno senza certezze, intimamente sdoppiato, è sempre in atto di “vedersi vivere” come riflesso in tanti specchi. Specchi come le nuvole del Vandelli, in cui si sovrappongono incoerentemente personalità sofferenti e contrastanti. Se non avverrà un miracolo, esse non potranno mai trovare dentro l’uomo un punto di accordo. E di armonia."
Recensione di Alessandra Bertacchini.
L’uomo allora, in un atto volontaristico apparentemente autolesionistico, si comprime in se stesso, concentrando tutto il proprio dolore in materia inerte ed oscura. E lo oltrepassa.
Questo sforzo immane determina l’esplosione del male prima concentrato e trattenuto. E l’uomo si sdoppia. E diventa tanti altri, che un tempo erano sé, a testa in giù. Rovesciati. Perché ora l’uomo vede la realtà in una prospettiva altra, diversa, straniante. Gli altri da sé, limitati dal peso della sofferenza, sono capovolti nelle nuvole.
E l’uomo ritrova se stesso nella meravigliata percezione dell’allontanamento di essi, che si dissolvono come le nuvole, che vengono e vanno nel cielo.
Una tematica esistenziale forte, questa, che affonda le radici nel Simbolismo europeo di fine XIX – inizi XX secolo e che ha trovato e trova tuttora molteplici riscontri nell’Arte straniera ed italiana.
La visione del Vandelli non è del tutto rassicurante. L’uomo, a costo di un atto forzoso e disperato, può allontanare da sé quanto grava sulla vita dell’anima, soffocandola. Ma la prospettiva ultima non è quella, ad esempio, di una fusione panica con ogni aspetto del reale e della natura, che innalza vertiginosamente all’identificazione con il Tutto, come ci insegnano, ad esempio, Gabriele D’Annunzio nel Meriggio (Laudi, Alcyone, 1904) o Luigi Pirandello in Uno, nessuno e centomila (1926). Semmai ricorda la vicenda del protagonista di un precedente romanzo pirandelliano, Il fu Mattia Pascal (1904), ove il rinnegare le identità precedentemente “recitate” a se stesso ed alla società induce il soggetto ad un pessimismo conoscitivo radicale. Mattia Pascal, emblema dell’uomo moderno senza certezze, intimamente sdoppiato, è sempre in atto di “vedersi vivere” come riflesso in tanti specchi. Specchi come le nuvole del Vandelli, in cui si sovrappongono incoerentemente personalità sofferenti e contrastanti. Se non avverrà un miracolo, esse non potranno mai trovare dentro l’uomo un punto di accordo. E di armonia."
Recensione di Alessandra Bertacchini.
LA CONGIUNZIONE DI DUE LUNE...
Dimensioni 135 x 85 tecnica mista su osb
"Un mondo sterile, con colori spenti, quasi morenti... rovesciato, dove i pesci nuotano nell'aria e le persone appaiono sofferenti, avvolte da tristezza, statiche. Nasce il desiderio dell'individuo di isolarsi ed estraniarsi, restando ad osservare e ritrovare, in un nuovo equilibrio, se stesso."
Recensione di Eleonora Tabarelli.
Recensione di Eleonora Tabarelli.
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